ENERGIA E CONDOMINI: la Campagna “CIVICO 5.0” di Legambiente

Vivere in condominio può comportare disagi e difficoltà di varia natura, causati sia dalla convivenza con altre persone, sia da questioni economiche fra cui, non ultime, le spese energetiche. Legambiente si sta occupando da vari anni di questi argomenti attraverso la campagna Civico 5.0, con l’obiettivo di stimolare un nuovo modo di vivere in queste comunità.

In un periodo così difficile per tante famiglie, anche a causa del Covid, è quanto mai importante intervenire per consentire alle famiglie di ridurre la spesa energetica e di migliorare gli spazi in cui vivono, rendendoli più accoglienti, sicuri e salubri. Se intervenire sulle abitazioni mono o bi-famigliari può essere relativamente semplice, per intervenire nelle realtà condominiali occorre superare numerosi ostacoli, tecnici, culturali, economici e sociali.

Eppure, sono proprio le realtà condominiali ad avere maggior bisogno di interventi: infatti questi edifici, pur essendo numericamente inferiori (in Italia ci sono oltre 1,3 milioni di edifici con più di quattro piani su circa 10 milioni di edifici residenziali), ospitano una fetta maggiore di popolazione originando consumi energetici molto significativi.

Attraverso la campagna Civico 5.0, da alcuni anni Legambiente effettua monitoraggi nei condomini, al fine di ampliare le conoscenze sulle reali condizioni di questi edifici e delle persone che vi abitano. Civico 5.0 affronta aspetti energetici ma anche di qualità della vita.

Gli aspetti monitorati dai tecnici di Legambiente riguardano:

  • dispersioni termiche;
  • inefficienze degli elettrodomestici;
  • inefficienze dei sistemi di riscaldamento;
  • inquinamento indoor;
  • inquinamento acustico;
  • fumi di combustione della caldaia.

Si tratta di elementi che concorrono tutti all’inquinamento atmosferico, all’emergenza climatica, al consumo di suolo, ma anche a problemi di natura sanitaria.

L’INQUINAMENTO “DENTRO CASA”

Proprio riguardo alle condizioni igienico-sanitarie, nel Rapporto Civico 5.0 2020 si legge che l’inquinamento indoor, cioè negli ambienti chiusi, è responsabile del 2,7% del carico globale di malattia nel mondo. Il dato è stato dichiarato dal WHO (World Health Organization) nel rapporto Global Health Risks del 2009.

Si tratta di un inquinamento ancora poco noto ma che coinvolge tutta la popolazione, poiché trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, circa il 90%, in ambienti chiusi.

Ciò contrasta fortemente con la percezione generale che all’interno della nostra casa si sia al sicuro da smog ed agenti inquinanti. In realtà, per quanto siano spesse le pareti e buoni gli infissi, se non poniamo attenzione a materiali, prodotti e non arieggiamo bene gli ambienti chiusi, la nostra salute può essere minacciata da molti agenti chimici, fisici e biologici.

È evidente quindi l’importanza di questo tema, soprattutto quando siamo costretti a rimanere in casa, come è accaduto nell’emergenza sanitaria COVID-19.

Le principali fonti di inquinamento indoor sono quattro:

  1. gli elementi costruttivi dei nostri edifici che, a seconda dei materiali, delle tecniche di posa, del grado di usura e del livello di manutenzione, possono rilasciare amianto, fibre vetrose artificiali, particolato e radon;
  2. gli elementi di arredo e moquette che possono rilasciare COV, formaldeide ed agenti biologici (per presenza di umidità e/o polvere);
  3. gli impianti di trattamento dell’aria che, se non sufficientemente manutenuti, rilasciano CO2, COV ed agenti biologici;
  4. la presenza e le abitudini degli occupanti che creano emissioni dirette di: CO2, CO, NOx, SO2 e particolato attraverso la cottura dei cibi; alcoli, fenoli e COV ed altri agenti patogeni attraverso l’utilizzo di prodotti per la pulizia della casa.

Legambiente ha svolto i monitoraggi di inquinamento indoor in 5 abitazioni per due settimane, mettendo in evidenza non poche criticità. Le criticità sono riferite al superamento dei valori limite di alcuni inquinanti, stabiliti a livello normativo.

Prendendo, ad esempio, i dati rilevati di PM2,5, i valori registrati sono spesso al di sopra dei limiti di 25 μg/m3. Alcune evidenze rilevate sono:

  • le concentrazioni aumentano negli orari in cui si utilizza la cucina e nelle fasce serali e notturne per una scarsa aerazione dell’ambiente;
  • le concentrazioni variano in base all’attività che si svolge nel locale. Risultano più basse in camera da letto o anche nelle cucine con piano cottura a induzione (a combustione ridotta).

Per quanto riguarda la CO2, le maggiori concentrazioni si registrano nelle ore mattutine e serali, legando tali valori alla presenza delle persone negli ambienti.

I Composti Organici Volatili (COV) provengono da prodotti per la pulizia, vernici, mobilio, impianti di trattamento dell’aria. Le maggiori concentrazioni si registrano:

  • nelle ore serali e notturne, quando si riduce l’areazione degli ambienti e si concentrano alcune attività domestiche come quelle culinarie, che dai dati rilevati sembrano essere preponderanti nelle emissioni dei COV;
  • nelle ore di accensione dei sistemi di riscaldamento.

LE SPESE PER L’ENERGIA

In Italia il 60% degli edifici a destinazione d’uso residenziale ha più di 45 anni ed è stato realizzato prima della prima legge sul risparmio energetico (la 373/1976). Efficientare le abitazioni in cui viviamo ci consentirebbe di ridurre drasticamente l’utilizzo di energia che viene utilizzata per riscaldare e raffrescare le nostre abitazioni, per produrre acqua calda sanitaria, ma anche per illuminazione e funzionamento degli elettrodomestici.

Secondo i dati Istat, i consumi elettrici in bolletta delle famiglie rappresentano il 20% di costo a cui andrebbero aggiunti i costi della climatizzazione estiva (e invernale nei casi di riscaldamento tramite vettore elettrico), che incide soprattutto nella stagione calda e rappresenta sempre più spesso una vera e propria criticità economica per le famiglie.

Nella campagna Civico 5.0 sono stati monitorati i consumi degli elettrodomestici di 21 famiglie per due settimane, attraverso appositi strumenti. I risultati hanno mostrato che c’è ancora un’incidenza molto alta dell’illuminazione, pari al 31,8% spesso associata a lampadari con un gran numero di lampadine, non sempre a led.

La seconda voce di spesa è il frigorifero con il 14% dei consumi totali, seguita dalla televisione e condizionatori, rispettivamente con 8,7% e 6,9%.

L’insieme degli elettrodomestici, secondo quanto rilevato da Civico 5.0, pesa per le famiglie più del 30% dei consumi energetici complessivi, aggirandosi intorno ai 500 euro l’anno, con casi limite di spese per il riscaldamento legate all’utilizzo di stufette elettriche che vanno dai 1.000 euro ai 485 euro l’anno nel caso di un unico inquilino.

Cosa fare dunque per ridurre i consumi elettrici? Si possono usare varie accortezze comportamentali oppure sostituire gli elettrodomestici a fine vita con apparecchi ad alta efficienza.

A questo scopo dobbiamo fare riferimento alle etichette energetiche. L’importanza delle classi energetiche è evidente nel grafico sottostante, dove si riporta l’andamento dei consumi giornalieri di tre apparecchi. Uno in classe A, con un consumo medio giornaliero di 1.169 Wh, uno in classe A+ con 686 Wh e l’altro in classe A++ con un consumo di 420 Wh. Al consumo ridotto di quasi il 60% del frigo di classe A++ corrisponde una spesa ridotta, 27,18 euro contro 75,6 euro annui rispetto al frigorifero in classe A.